PIZ CIAVAZES, m 2828

parete S – via Schubert

relazione di Emiliano Zorzi - salita del 1/5/2011

 

Via impegnativa ma di soddisfazione, molto continua sulle sue difficoltà e con alcuni passi duri per il “quartogradista”. L’arrampicata si svolge nei pressi del netto spigolo che delimita sulla sx l’enorme e tetra gola centrale della grande parete. Alterna tratti atletici ad altri delicati. La roccia è generalmente molto buona, specie in alto, anche se alcuni tratti, peraltro non lunghi, non sono all’altezza della fama. Vivamente consigliata fuori stagione, visto che d’estate la ressa, che contribuisce non poco ad ungere gli appigli rendendo necessario l’uso del magnesio, impedisce di godersi in tranquillità e concentrazione la scalata, da non prendere assolutamente sotto gamba. Fittoni resinati alle soste e chiodatura buona anche se non abbondante.

 

Primi salitori:                  P. Schubert, K. H. Matthies, 26 maggio 1967

Sviluppo:                         270 m     (fino alla Cengia dei Camosci)

Difficoltà:                         TD                                                          max:   5°+, pp. 6°- e 6°

Tempo previsto:            5 ore

Roccia:                            buona in basso; molto buona negli ultimi tiri; qualche passo levigato

Materiale:                         dadi, friends, cordini; un paio di chiodi per emergenze (soste attrezzate a fittoni, vari chiodi di passaggio).

Punti d’appoggio:         via di rapido accesso dalla strada; Passo Sella

Cartine:                            Tabacco fogli 06 (Val di Fassa); 05 (Val Gardena) o 07 (Val Badia), scala 1:25.000

 

Accesso:

Dal parcheggio sotto il Ciavazes per uno dei vari sentierini che portano alla vicinissima parete ci si porta sotto la grande gola-camino centrale. L’attacco si trova una trentina di metri a sx, in cima ad un grande cono di ghiaia, al limite sx di un settore giallo di parete che forma un netto diedro che a sx presenta una costola-spigolo grigia. 15 min. dal parcheggio.

 

Salita:

1)        Roccette prima ed una breve rampa obliqua poi conducono verso sx nel diedro giallastro alcuni metri sopra il suo inizio. Lo si scala usando le nette fessure del fondo (1C quasi in cima) uscendone poi a sx, prima che muoia sotto una strapiombo, con un difficile passo prima atletico e poi delicato (p. 6°-, 1C). Oltre lo spigolo grigio si scala ora una parete verticale, all’inizio su buoni appigli (1C) mentre poi diviene più compatta (2C accoppiati). Con leggero obliquo a dx si entra in un brevissimo diedrino (1C alla base e 1C in cima) oltre il quale bisogna traversare qualche metro a dx per placca molto liscia (p. 6°) per prendere una netta fessura che va risalita più facilmente per qualche metro fino alla sosta. 35 m; 5°+, pp. 6°- e 6°, sostenuto; 6C, 2SF.

2)        Si scala per qualche metro la fessura giallastra soprastante (1C nascosto in alto a sx), traversando poi a dx per imboccare un diedro quasi verticale e delicato (5°, 1C alla base e uno a metà) che conduce a rocce più facili (2S a sx, possibile sosta; fin qui 20 m). Si imbocca una fessura-canale, di roccia non sempre esaltante e d non facile assicurazione, e la si segue interamente con leggero obliquo a dx (1CL quasi in uscita) riavvicinandosi allo spigolo. Sosta su comodo terrazzino. 45 m; 4°+; pp. 5°; 3C, 1CL; 2SF.

3)        Un impegnativo diedro sprotetto conduce verso l’alto (5°+), trasformandosi poi in fessura. Dove termina (1C) si sale con leggero obliquo a sx per rocce più appoggiate fin sotto ad un muretto leggermente strapiombante (1C sotto). Lo si scala con leggero andamento a dx su grossi appigli (p. 5°+, 1CL e 1C in cima) entrando in un’ulteriore fessura (1C) che via via si fa più impegnativa fino a perdersi in un tratto di parete più levigato. Da 1C ritorto un passo molto difficile verso dx o una serie di appigli molto piccoli verso l’alto (6°/6°+) consente di raggiungere una fessura con ottimi appigli (1C) che conduce all’ormai vicinissima sosta, posta non molto sotto a degli strapiombi obliqui ben visibili anche dalla strada. 40 m; 5°+, p. 6°/6°+, sostenuto; 6C, 1CL, 2SF.

4)        Una netta e profonda fessura giallastra, dall’inizio non facile (5°, p. 5°+, 1CU inaffidabile all’inizio), conduce obliquamente a dx ad un pulpitino poco discosto dallo spigolo. Si scavalca verso sx il limite superiore degli strapiombi obliqui (5°, 1C) raggiungendo una bella parete di roccia molto buona. Si sale ora in verticale, seguendo la teoria più logica di grossi appigli (2C), con solo qualche tratto un po’ più liscio, fino alla comoda sosta posta alcuni metri a sx dello spigolo sotto un nuovo tratto più impegnativo. 40 m; 5°-, 5°, p. 5°+; 3C, 1CU, 2SF.

5)        Non si sale il diedro aperto e obliquo a dx della sosta (visibili chiodi, variante più dura), né quello parallelo proprio sopra la fermata, ma si scala a sx una specie di rampetta esposta che permette di scavalcare lo spigolo arrotondato alla nostra sx. Oltre a questo (1CL) si rimonta una bella parete lavorata, più facile all’inizio e poi un po’ più impegnativa (2C) fino al comodo terrazzino di sosta. 30 m; 4°+, pp. 5°-; 2C, 1CL, 2SF.

6)        Sopra di noi una bella parete lavorata chiusa in alto da un lungo basso tettino che si eviterà a dx stando sullo spigolo.

Si segue una fessura obliqua a dx (2C all’inizio, vecchia sosta) e quindi il settore più appigliato ed articolato della soprastante parete che con andamento leggermente verso dx porta a riavvicinarsi allo spigolo, raggiungendo un piccolo pulpitino-terrazzino a pochi metri dallo stesso (1C). Si prosegue nei pressi dello spigolo su ottima roccia (p. 5°, 1C) raggiungendo una nicchietta nascosta oltre il profilo (1C). Si rimonta la bella placca alla sua sx (5°, 1CL) raggiungendo una sosta a chiodi sul limite dx del basso ma lungo tettino scuro che chiude in alto la parete a placche, ben visibile dalla sosta ad inizio tiro. 50 m; 5°-, pp. 5°; 5C, 1CL, 3CF.

NB: Dal pulpitino a metà tiro si può anche obliquare verso sx lungo la bella placca lavorata fino al limite sx del lungo tettino, superandolo facilmente alla sua radice a sx. Poco sopra si trova la sosta a fittoni. Stessa difficoltà e lunghezza.

7)        Si aggira a dx un basso naso strapiombante, sopra il quale si ritorna gradatamente a sx per rocce appoggiate ed articolate (1C e 1S non facili da rinvenire dato il terreno uniforme) arrivando alla fine all’erba della Cengia dei Camosci. Qui, oltre il sentierino che esce dalla vicina Via Micheluzzi, si rinviene l’ultimo fittone di sosta. 45 m; 4°; 1C, 1S, 1SF.

 

Discesa:

Si segue verso dx la traccia (non seguirla in discesa verso sx, si arriva solo all’uscita della Via Micheluzzi) che dopo qualche metro di salita deposita sul sentiero principale della Cengia dei Camosci.

Si segue verso sx il sentierino che percorre la larga cengia erbosa alla base della parete superiore del Piz Ciavazes (Cengia dei Camosci), oltrepassando con leggera salita e successiva discesa il largo canalone che sotto sprofonda nella gola del settore sx della grande parete. Dalla parte opposta la cengia si stringe (corda metallica) obbligando ad un passaggio a carponi dietro un masso incastrato. Si prosegue uscendo dal canale in discesa (corda metallica), si gira uno spigolo e si continua per sentiero in salita fino al grande pendio di erba e salti di roccia che scende dalla Terza Torre del Sella. Si scende per tracce di passaggio un canalino (1° e 2°) e poi per roccette, fino ad un salto di rocce più ripide che si scende con una CD da 20 metri o in arrampicata (p. 3°). Si segue ora il sentierino che porta verso dx fin sopra il salto basale, che si scende con un’altra CD da 20 m. Dalla base della CD precedente, invece di scendere verso l’ultima CD, si può anche proseguire dritti per tracce meno marcate che scendono ripide per un canalino fino a un brevissimo salto di rocce slavate e non facili (3 m, 4°-) proprio sopra le ghiaie. Proseguendo a dx per il sentiero si giunge in 15 min. a Passo Sella. Per ritornare al parcheggio dell’attacco si scende a sx per ripidi pendii di sassi ed erba su sentierino. Ore 1 dall’uscita.

 

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