IVgrado in SLOVACCHIA E POLONIA

mini-diario dell'uscita

Alcuni membri dello sgangherato team di IVgrado si sono portati in Slovacchia e Polonia con l'intento di fare un po' di ferie lontani dalle dure rocce. L'intento chiaramente non è riuscito alla perfezione visto che nei quindici giorni trascorsi gironzolando qua e là sono apparse per caso alcune falesie locali dove con scarsissimi risultati ci siamo cimentati.

Ecco qui una specie di breve blog-diario dell'esplorazione casuale di qualche posto casuale dell'Europa dell'Est.

5 agosto 2012: SULOV (Slovacchia)

A quanto pare il posto il migliore della Slovacchia. Sul sito Sulov.com lo si descrive come un paradiso in terra. In effetti è un posticino immerso nei boschi e veramente tranquillo. Le vie di arrampicata sono molte, sparse qua e là su torrioni che emergono dal bosco. La roccia è in alcune parti del conglomerato finissimo che noi abbiamo trovato simile ad un "asfalto verticale"; in altre è un calcare abastanza simile a quello delle nostre (di quartogrado) zone. C'è una guida (Slovenske Skaly II) che con un po' di fortuna si può scaricare in pdf da internet o (quando ce l'hanno) comprare nel bar di quella metropoli che è Sulov. C'è un campeggino, alcune case che a quanto pare sono case private che si affittano e un bar, oltre ad un altro bar più "alla buona" che apre un po' quando vuole ed in cui si comunica a gesti e versi nel caso - ovvio - in cui i forestieri non sappiano lo slovacco. C'è anche un punto informazioni, visto che l'area è un parco naturale, dove alle volte anche lì sembra abbiano la famosa guida.
Noi siamo arrivati a Sulov, non lontano dalla cittadina di Zilina, per caso attraverso notizie incerte trovate su internet.
Nonostante il caldo infernale della giornata il team si è cimentato sull'asfalto delle torri del settore "Tabula", naturalmente scelto a caso nella guida fra i pochi settori con vie di difficoltà (sub)umana adatte ai personaggi presenti. Sulla guida le difficoltà sono espresse in gradi UIAA fino al VI, per poi procedere con VI.1 VI.2 ecc...
Comunque visto che le vie con quei numeri noi non le frequentiamo, non ci siamo posti il problema di trovare una corrispondenza con scale a noi conosciute. In molte vie facili, comunque, è d'uso non piazzare spit, a quanto pare: quindi bisogna arrangiarsi con friend o altro. Man mano che la difficoltà sale un po' appaiono anche gli spit e generalmente la loro distanza è proporzionale alla difficoltà del tutto. Quindi su varie vie di IV+ o V il sedicente scalatore deve ben pensare di non cadere.

Ecco qui alcune foto di Giuliana, il Filosofo ed io alle prese con le roventi (quel giorno) rocce slovacche:

Dopo alcuni giorni culturali, per movimentare un po' la vacanza e impedire che la pancia crescesse troppo a furia di halushky e pirogi, e a seguito della fortemente voluta dal Filosofo visita a Czestochowa ed alla sua madonna, il resto della truppa, cioè io e Giuliana, abbiamo imposto attività forzata, ora al freddo, visto che il caldo estivo di Sulov ormai era un ricordo. Così abbiamo frequentato per un paio di giornetti la zona del Giura Polacco, fra Cracovia e Czestochova: è una zona di colline boschive nella quale emergono qua e là enormi massoni isolati. Si tratta sempre di posticini ameni dove si arrampica sempre partendo da qualche morbido praticello. Come sempre meno morbide sono le vie. Pare che per gli scassati da queste parti non ci sia molta comprensione, visto che i percorsi facili sono sempre corti e marginali. Di buono è che le piccole falesiette da noi visitate, come sempre a caso, erano tutte super-ben spittate. Un paradiso rispetto all'adrenalina di Sulov. Quindi, con un A0 qua e un po' di mestiere là, si sale.
Anche qui c'è una guida di arrampicata del Giura Polacco che però a quanto pare è introvabile. Noi abbiamo trovato per puro sbaglio delle informazioni, rigorosamente in Polacco, sul sito wspinanie.pl. Il problema è che fin quando ci sono disegni, schizzi e cartine tutto va abbastanza bene. Quando ci si deve affidare al traduttore di google per capire le indicazioni su come arrivare alle falesie poi il tutto diviene una caccia al tesoro. Comunque ecco qua alcuni posti che abbiamo visto.

9 agosto 2012: OLSZTYN (Polonia)

Ci siamo fiondati in questo posto poco distante da Czestochowa, oltre che per una immediata disintossicazione post-icone, anche perché essendo la falesia sulle rocce e massi su cui è costruito il castello (o meglio le rovine dello stesso) che si trova in centro alla "città" (è un piccolo paese) che dovrebbe anche essere un po' turistica. Infatti, la prima difficoltà da superare, sono delle (poco) simpatiche vecchiette che ti chiedono degli zloty per entrare nel recinto del castello non si sa bene a quale titolo. Con la sua ottima capacità comunicativa in polacco, Giuliana si è occupata di fare presente alla signora polacca che del castello ci importava poco.
Il premio è stata questa arrampicata su un misto fra calcare e marmo. Ecco qua sito e foto:

10 agosto 2012: ZELAZKO (Polonia)

Entusiasti del giorno precedente, via anche oggi nella fredda estate polacca in questo posto, scelto semplicemente perché nel sito polacco c'era una cartina comprensibile.
Ci sono tre massoni isolati nella campagna che si trovano comunque in un bel posto. Poche le vie ma si parcheggia l'auto quasi sotto la falesia, seguendo passo-passo per una stradina sterrata le indicazioni della cartina. Incredibile ma c'era anche della gente ad arrampicare, e naturalmente tutti tiravano su vie dure. Noi ci siamo messi nell'angolino per i bambini. Roccia che è marmo e fix nuovissimi. Presto arriva l'ora di pranzo e finiti i pochi e brevi quinti gradi, optiamo per pierogi e birra.

DOLINA WIERICKO (Polonia)

Il pomeriggio non demordiamo e via su altri massoni: questi emergono da un fitto bosco di una bella zona collinare e fresca, anche un po' frequentata da turisti per passeggiate e bici. Avremmo voluto arrivare ad un posto chiamato Proxima Centauri ma il nostro polacco un po' approssimativo non ci ha permesso di decifrare le indicazioni del sito nonostante abbiamo girato un bel po'. Il traduttore di google parlava di: "barriera verde passo lughi sotto roccia" e "sole, mano sinistra fatica sudori". Neanche un tentativo effettuato poi su indicazione in semi-inglese di uno scalatore (naturalmente forte) locale non ha dato risultati concreti ed abbiamo dovuto abbandonare la ricerca da mappa del tesoro. Così ci siamo concentrati sul "Ponte del Diavolo", solo perché lo si vede dalla strada. Caratteristica l'arrampicata sui grossi buchi e clessidre che si formano sulle pance strapiombanti di questa roccia. Sfruttando abilmente in IV grado defilato, riusciamo a "raschiare" qualche altra via, raggiungendo la catena della stessa per vie traverse grazie alla perizia del Filosofo. Poi è Giuliana a tastare gli strapiombi mentre il sottoscritto effettua ottime sicure come da foto cercando di decifrare il polacco.

E a questo punto... un'altra settimana di vacanza da uomini di "cultura" fra monti Tatra, Paradisi Slovacchi e Budapest.